12 Gen Cyberbullismo, un fenomeno in aumento
PESARO – L’avvocato Eleonora Nocito è Criminologa Forense e nella sua attività è particolarmente sensibile alla tutela dei più deboli: minori e donne vittime di violenza. Svolge la professione sia a Pesaro che a Roma dove ha un’altra sede dello studio legale. E’ arrivata ad occuparsi di cyberbullismo frequentando il Master in Scienze Criminologico-Forensi dell’Università “La Sapienza” di Roma e svolgendo, per conto dello stesso, una ricerca sperimentale su tale fenomeno coinvolgendo vari istituti scolastici della Provincia di Pesaro-Urbino. L’avvocato Nocito ha realizzato un’indagine sperimentale sul cyberbullismo, in attesa di pubblicazione, e sta portando in questi giorni in numerose scuole della Provincia di Pesaro-Urbino il progetto “Mondo virtuale, pericoli reali: il cyberbullismo. Percorso di educazione alla legalità” che mira a sensibilizzare giovani, genitori e insegnanti rispetto la rilevanza del fenomeno del cyberbullismo, dotandoli allo stesso tempo degli strumenti per affrontarlo.
Avvocato Nocito, cosa si definisce con il termine cyberbullismo? Come si manifesta?
Il termine cyberbullismo si riferisce ad azioni di bullismo messe in atto attraverso le nuove tecnologie: Internet e gli altri mezzi di comunicazione vengono utilizzati per insultare, molestare o minacciare gli altri. Nella sua dimensione online, il bullismo incrementa sensibilmente l’intensità della violenza e gli esiti persecutori: gli attacchi virtuali, che avvengono in assenza di contatto fisico, si rivelano ancora più crudeli. Esso si può manifestare attraverso litigi violenti online; invio ripetuto di insulti e di messaggi offensivi; molestie assillanti; diffusione di foto private su Internet; pubblicazione di commenti cattivi o di informazioni confidenziali e private; furto d’identità attraverso l’accesso all’account della vittima; sostituzione di persona, vale a dire creazione di falsi profili su facebook (fake) usando la foto di un’altra persona e spacciandosi per questa.
Qual è la fascia d’età maggiormente interessata (sia come vittima che come carnefice)?
Il cyberbullismo coinvolge sempre più spesso adolescenti e pre-adolescenti: la fascia d’età più a rischio va dagli 11-17 anni. Negli anni delle scuole medie e nei primi anni delle superiori, inoltre, si registra il maggior numero di attacchi online. Avvengono episodi anche alle scuole elementari anche se più raramente.
Come devono comportarsi i genitori in questi casi?
Sempre più spesso si sente di genitori che di nascosto rubano le password, controllano cronologie e leggono i messaggi privati dei propri figli. Questa, però, non è la giusta soluzione in quanto indebolisce la fiducia e il dialogo tra genitori e figli. Le regole di cui necessita un ragazzo su Internet devono essere contrattate ed accettate dai giovani perché dietro vi è una spiegazione e non un ordine imposto. Se vi è fiducia reciproca non ci sarà bisogno di nascondere la verità o di cercarla altrove. Sarebbe bene che i genitori navigassero e “chattassero” alcune volte insieme ai propri figli per indurli ad una confidenza maggiore nel riferire i contenuti delle loro attività e conversazioni online mostrando di essere sempre disponibili ad ascoltarli, parlando abitualmente con loro dell’utilizzo che fanno di Internet, stimolandoli con domande oltre a fargli capire che non è mai troppo tardi per riferire se qualcuno o qualcosa, durante la navigazione, li ha turbati o messi a disagio.
Come capire che sta succedendo qualcosa?
E’ necessario prestare attenzione a sintomi che possono riferirsi a situazioni di cyberbullismo i quali, solitamente, si manifestano in modo psichico/psicosomatico cioè cambi di umore improvvisi, nervosismo, ansia, disturbi emotivi, problemi di salute fisica, disturbi addominali o del sonno. Molte vittime si chiudono in se stesse, si isolano, si rifiutano di andare a scuola o cala il loro rendimento scolastico. L’autostima di questi giovani si sgretola poco a poco e alcuni di essi cadono in depressione fino ad arrivare ad episodi più gravi nei quali i ragazzi compiono gesti autolesionistici o si tolgono la vita.
A chi si devono rivolgere, sia nel caso siano genitori di una vittima o genitori di un cyberbullo?
I genitori, delle vittime e dei bulli, è bene che si rivolgano immediatamente a degli esperti sia per sostenere la vittima che per aiutare il bullo. Le vittime e gli autori di atti di bullismo in rete hanno spesso remore a parlare. Tutti e due sono accumunati dall’incapacità di entrare in contatto con le proprie emozioni: la vittima non riesce ad arrabbiarsi, il bullo a dispiacersi. Vittime e bulli sembrano “aver bisogno gli uni degli altri” e spezzare questo cortocircuito da soli non è facile ed è per questo che è necessario l’intervento di un esperto.
Perché parlarne nelle scuole? Ci racconti il suo progetto.
E’ importante parlare di questo fenomeno nelle scuole per sensibilizzare i ragazzi i quali molto spesso non si rendono conto che certi comportamenti da loro considerati come degli scherzi possono invece integrare veri e propri reati penali. Il progetto che sto portando nelle scuole dal titolo “Mondo virtuale, pericoli reali: il cyberbullismo. Percorso di educazione alla legalità” mira a fornire agli studenti delle conoscenze di base su comportamenti che possono integrare il cyberbullismo, sviluppando il loro senso della legalità e portando, quali esempi, alcuni casi concreti tratti da vere e proprie imputazioni penali del Tribunale per i Minorenni. E’ prevista anche la somministrazione di un questionario anonimo per capire in che modo gli studenti percepiscano il fenomeno del cyberbullismo e quali siano le loro abitudini nell’uso di cellulari e di computer. L’obiettivo è di correggere eventuali comportamenti sbagliati e di far emergere le esperienze vissute o in vario modo conosciute di episodi qualificati dagli adolescenti come cyberbullismo.
Cosa rischia dal punto di vista penale un “cyberbullo” minorenne?
Mentre il minore di 14 anni non è imputabile, il minorenne di età compresa tra i 14 e i 18 anni rischia un vero e proprio processo penale avanti il Tribunale per i minorenni il cui esito dipende dalla gravità del fatto commesso (la pena è, comunque, diminuita fino ad un terzo rispetto a quella prevista per gli adulti). Devo dire che attualmente non è previsto nel nostro codice penale uno specifico reato di cyberbullismo, ma tale comportamento può essere ricondotto a diversi reati penali come la diffamazione, l’ingiuria, la sostituzione di persona, l’accesso abusivo ad un sistema informatico, le molestie o disturbo alle persone, la pornografia minorile, la detenzione di materiale pedopornografico. Voglio ricordare che essendo il più delle volte comportamenti ripetuti nel tempo e miranti ad incutere paura nella vittima, spesso il cyberbullismo viene ricondotto al reato di “atti persecutori” di cui all’art. 612 bis c.p. in quanto lo stesso può, in effetti, essere configurato come una sorta di stalking.
11 febbraio 2015
di Gianluca Murgia